Conflitto con gli altri: come gestirlo e trasformarlo in positivo

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Conflitto: perché acquisire o magari migliorare la nostra capacità di gestione dei conflitti?

Semplicemente perchè fanno inevitabilmente parte della nostra vita, nella famiglia con partner e figli, nel lavoro con capo e colleghi, con le nostre amicizie… A chi non è mai capitato di avere un litigio con il partner? Con qualche collega? E amica?

Alle volte il conflitto si crea tra noi e qualcun’altro, altre volte, per esempio in famiglia, un genitore potrebbe vedersi coinvolto a  dover risolvere un conflitto tra fratelli, al lavoro un capo potrebbe doversi trovare di fronte a gestire un conflitto all’interno di un gruppo di colleghi.

E ci sono molte altre situazioni simili che sicuramente vi verranno in mente pensandoci.
Nessuno è immune.

Se ci aspettiamo che la felicità sia l’assenza di conflitto, o evitarlo perennemente, ci autocondanniamo all’infelicità, oltre che limitare la nostra crescita personale.

Siamo esseri diversi l’uno dall’altro, ognuno con le proprie emozioni, stati d’animo e vissuti, pertanto il confronto e le differenze appariranno in maniera abituale.

Per questo dobbiamo essere coscienti che conviveremo con questi elementi quasi in forma quotidiana e sviluppare quindi le abilità per volgere sempre il conflitto al positivo.
Di per sè infatti il conflitto non è ne positivo ne negativo, la differenza la fa il modo di affrontarlo.

Che cosa è di base il conflitto? È un disaccordo che si produce tra persone in forma abituale, il problema sta nel viverlo come una battaglia da vincere o perdere, e questo atteggiamento a lungo andare ci produce angustia.

 



Spesso i conflitti si creano per cose anche banali, come al lavoro può essere l’aria condizionata, la sigaretta etc etc… piccolezze che magari sono semplicemente il sintomo di uno stress più profondo, ma che portano ad un conflitto che può anche degenerare se non è ben gestito.


Alcune volte possiamo prevenire il conflitto con piccoli atteggiamenti che però fanno la differenza.
Ad esempio:

  • evitare il “si si” perenne. Dire sempre di si non contribuisce per niente a evitare il conflitto, spesso anzi ha l’effetto completamente contrario.

Quando dobbiamo dire “no” sarebbe meglio:

  • ascoltare tutto il discorso del nostro interlocutore senza interromperlo prima della fine;
  • se vedi che per l’altra persona non è un buon momento per ricevere un no, semplicemente rimanda;
  • cerca di avvicinarti emozionalmente all’interlocutore, di avere un atteggiamento empatico.

In questo modo l’altro si sentirà veramente preso in considerazione.

  • Dai valore a quello che ti sta dicendo l’altro.
  • Cerca di sostituire l’io con “dal mio punto di vista”, “nella mia situazione”, cercando di sostenere la tua opinione senza assumere un atteggiamento categorico.

 

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Talvolta il conflitto si può prevenire, o meglio, se ne possono ridurre le conseguenze negative, semplicemente mantenendo un atteggiamento empatico e umile, senza prendere le cose sul personale.

Quando il conflitto si è ormai già verificato dovremo:

  • aspettare che si plachino le emozioni negative che si sono create
  • chiarire con l’altra persona senza assumere un atteggiamento imperativo o accusatorio
  • chiarire tutti gli aspetti che possono originare malintesi
  • cercare eventuali soluzioni per evitare che il problema si ripeta
  • permettere l’espressione dei sentimenti.

Ancora una volta quindi si deve rientrare nell’attitudine all’umiltà e all’empatia, ponendo attenzione al nostro linguaggio.

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Quanto peso hanno i conflitti? Come vengono generalmente affrontati? Quali sono gli esiti di un conflitto mal gestito?

Per gestire un conflitto, occorre imparare a saperlo leggere, comprendendo ciò che non si vede e riconoscendo le premesse implicite della sua trappola, che conducono le persone a schemi fondati sull’aut/aut: o arrendersi o cedere, o persuadere o prevaricare, o combattere o rinunciare, capendo inoltre quali sono le sue dinamiche, come esso venga percepito e interpretato dalle persone.

Per trasformarlo creativamente, ovvero andare al di là dello stesso trovando soluzioni creative, occorre possedere e implementare specifiche competenze comunicative e relazionali, le quali si dimostrano necessarie per favorire il miglioramento della qualità della nostra vita, dove tensioni e conflitti sono spesso elementi inevitabili.

Comunicare efficacemente e possedere competenze relazionali significa saper osservare, ascoltare e avere auto-consapevolezza emozionale, ovvero utilizzare le informazioni che la sfera emotiva ci invia sviluppando una diversa visione del nostro modo di osservare il mondo, avvicinarci ai nostri interlocutori con un atteggiamento esplorativo, comprendere le ragioni dell’altro in modo da poter apprendere una differente e costruttiva gestione dei conflitti allo scopo di trasformarli in una vera risorsa relazionale.  Acquista qui>

Questo libro permette di comprendere cosa succede quando siamo coinvolti in un conflitto, cosa ci accade, quali emozioni proviamo e quali sono le alternative al rimanere imbrigliati nella sua trappola.

Si tratta di accettare l’esistenza del conflitto e trasformarlo in una sfida: farlo diventare uno strumento di conoscenza, di noi stessi e degli altri con i quali entriamo in relazione, imparando così a gestirlo costruttivamente e a costruire esiti differenti rispetto alla sterile contrapposizione.

Quattro storie, realmente vissute dall’autrice, dove comprendere cosa succede quando si è implicati in un conflitto, quali sono le
nostre premesse implicite, quali le nostre possibili distorsioni percettive, le nostre dinamiche di interpretazione e identificazione, i nostri pregiudizi e preconcetti.

Un percorso che si snoda dall’ignoranza inconsapevole (non so di avere un conflitto), all’ignoranza consapevole (so di avere un conflitto ma non so come affrontarlo), per passare alla conoscenza inconsapevole (ho compreso le dinamiche del conflitto e ho appreso la conoscenza degli strumenti, ma non sono ancora capace di scegliere consapevolmente quali atteggiamenti adottare) e infine alla conoscenza consapevole (ho compreso come funziona un conflitto, conosco gli strumenti per gestirlo e sono capace di scegliere consapevolmente quali atteggiamenti adottare), per dimostrare che è possibile imparare a gestire costruttivamente i conflitti, riconoscendo e modificando i blocchi interiori.

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Litigi tra amici o fratelli, conflitti tra figli e genitori, tensioni e scontri con l’insegnante… Una vita d’inferno!

Il testo si propone di insegnare con le fiabe come sia possibile far valere le proprie ragioni senza ricorrere alla violenza.
Per genitori e insegnanti, e per ogni persona che intende capire meglio e di più.

Brutti litigi tra amici o tra fratelli, conflitti apparentemente incomprensibili tra figli e genitori, tensioni e scontri con l’insegnante…

Come aiutare i ragazzi a superare le difficoltà e i blocchi relazionali? Come far capire a grandi e piccini che il conflitto può essere un’occasione di crescita, una risorsa?

Partendo dalla consapevolezza che la violenza è un comportamento che si apprende e che rappresenta il peggiore dei modi in cui possa risolversi un conflitto, è possibile vivere meglio e con responsabilità il rapporto con gli altri.

Per gettare le basi verso lo sviluppo di una relazione nuova e attiva dopo un litigio o scontro, bisogna ricostruire il dialogo e comprendere meglio i punti di vista dell’altro. I conflitti non devono degenerare, ma neppure essere evitati.

Fermiamoci, allora, e leggiamo una fiaba…

Attraverso le fiabe, l’autrice intende suggerire all’adulto – genitore, amico o insegnante che sia – la necessità di percorrere una strada alternativa per arrivare a forme morbide di consenso, evitando atteggiamenti impulsivi di dissenso.
Ogni capitolo del libro prevede spazi di riflessione per stimolare il pensiero verso la ricerca di soluzioni e azioni idonee a trasformare il conflitto, a viverlo in modo non distruttivo, a migliorare la qualità della comunicazione e delle relazioni.

L’obiettivo è indurre atteggiamenti assertivi e non violenti e insegnare a far valere le proprie ragioni senza dover ricorrere alla violenza. La parte conclusiva del testo offre alcune domande-stimolo per la gestione del litigio e della riappacificazione.

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Come trattare gli altri e farseli amiciNel 1936 Dale Camegie pubblicava Come trattare gli altri e farseli amici, un best seller capace di vendere oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo: oggi la realtà è molto cambiata, le relazioni personali corrono alla velocità della rete e ogni giorno entriamo potenzialmente in contatto con migliaia di persone.

Ma gli insegnamenti di Dale Carnegie continuano a essere attuali: i mezzi sono cambiati — comunichiamo con Facebook, Twitter, e-mail ed sms più che di persona — la chiave del successo rimane la capacità di ottenere la fiducia degli altri. In un’era dominata dalla promozione di se stessi, concentrarsi sui bisogni altrui può fare la differenza, e questo libro svela i segreti dei professionisti nella comunicazione on line.

Con piccoli e semplici accorgimenti, ognuno di noi può imparare a lasciare una migliore impressione di sé, trasformando un’e-mail in un dialogo prolifico, scegliendo con cura gli argomenti per un post o sorprendendo l’interlocutore con un messaggio appropriato. Se è vero che l’era digitale ha trasformato la comunicazione in business, la sfida per la leadership si consuma oggi più che mai sul terreno dei rapporti personali. E quale successo non inizia con una relazione?

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2 COMMENTS

  1. Esatto i conflitti fanno parte della nostra vita, i primi sono quelli che abbiamo con i nostri familiari, già in fasce…noi esprimiamo dei bisogni, non vengono compresi e iniziano i primi conflitti.
    Credo si “impari” ad essere conflittuali dalla nascita.
    Poi si cresce, con qualcuno i conflitti restano, se siamo riusciti a gestirli adeguatamente Potranno nascere ottimi rapporti, in qualsiasi caso iniziano poi i conflitti con se stessi. Farò bene, farò male…sarà giusto, sbagliato, opportuno, utile…, insomma i conflitti che condizionano e spesso bloccano molte azioni.
    È proprio basilare stabilire una Buona comunicazione per gestire tutti i conflitti. Comporta sicuramente uno sforzo ma migliora la qualità della vita.
    Una cosa appresa recentemente alla veneranda età di 42 anni è quanto sia importante per donarsi e perdonare.
    È già un ottimo inizio per poi gestire i conflitti e non viverli con troppo astio.
    Grazie Sara per lo spunto di riflessione. Sempre preziosa.

  2. Non è facile, bisogna provare e riprovare. E quando riesci a trasformare il conflitto, a volte anche l’odio in positivo…cambia tu!!! Devi farlo prima di tutto per te stessa!

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